Cambio dell’olio: istruzioni per principianti e consigli utili

Introduzione

Il cambio dell’olio è un’operazione indispensabile per le autovetture ed è un’azione da svolgere ciclicamente per il corretto funzionamento dei motori. Per questo, chi ha conseguito la patente e guida un’automobile, avrà sicuramente cambiato almeno una volta nella vita l’olio della propria vettura.

Se invece non hai ancora conseguito la patente, l’Autoscuola.net prevede un’ampia offerta di patenti: dalla classica patente B fino alla patente nautica e le patenti professionali. Per qualsiasi info o chiarimento sui nostri servizi puoi contattarci tramite il sito, chiamarci, o venire direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Per questo, nel proseguo dell’articolo spiegheremo perché è importante cambiare l’olio, quando farlo, e soprattutto come farlo.

Perché cambiare l’olio

L’olio è fondamentale per l’auto in quanto consente di lubrificarne tutte le componenti meccaniche, garantendone il corretto funzionamento nel tempo.

L’olio sporco o in quantità insufficiente, di conseguenza, riduce la lubrificazione e aumenta l’attrito, portando a un aumento di calore e all’usura prematura delle parti, ne accelera la corrosione e non le pulisce più in maniera altrettanto efficace. Per questo non si cambia regolarmente l’olio motore usato o se non si controlla abbastanza spesso il livello, si rischia di danneggiare il motore. 

Quando cambiare l’olio

La fonte primaria da consultare per capire ogni quanto effettuare l’operazione di cambio olio è il libretto della propria auto.
Se non si dovesse fare fede al libretto (ad esempio, per dimenticanza) sarà la spia (detta appunto spia dell’olio) a segnalare che è arrivato il momento di effettuare il controllo.
In generale indicativamente l’olio va cambiato ogni circa 10/15 mila km per le auto a benzina ed ogni 25/30 mila km per le auto diesel.

Come cambiare l’olio

Ci sono due diverse soluzioni per provvedere al cambio dell’olio.

La prima consiste nel rivolgersi ad un’officina competente ed è l’opzione più sicura e consigliata, soprattutto per chi è un principiante o, comunque, non vuole districarsi in un’operazione che è abbastanza macchinosa.

La seconda prevede invece di agire in autonomia o aiutati da qualche conoscente. In questo caso è bene prestare molta più attenzione e seguire i seguenti passaggi:

  • Riscaldare l’automobile in modo tale da lasciar fluidificare l’olio, e spegnere il motore. Posizionare l’auto in corrispondenza di un rialzo o sollevarla per mezzo di un cric;
  • Lasciare in sosta la vettura per qualche minuto in modo tale da permettere all’olio di raffreddarsi;
  • Dopo aver trovato il tappo dell’olio (se proprio dovete infilarvi sotto l’auto, fatelo sempre con i cavalletti), procedere a svitarlo e fate lo stesso con il tappo di scarico della coppa, corrispondente ad un semplice bullone;
  • Una volta individuata la coppa dell’olio, occorre un recipiente che possa contenere l’olio, che va posizionato sotto il tappo della coppa. Con molta attenzione (l’olio potrebbe essere ancora caldo) si svita poi i l tappo per far defluire il lubrificante nel recipiente. Bisogna lasciare che tutto l’olio possa defluire (l’operazione può richiedere alcuni minuti);
  • Per mezzo dell’aiuto di un imbuto versare il contenuto delle lattine di olio nuovo e riempire il motore facendo attenzione a non disperdere liquido. Ogni due litri di riempimento, è bene misurare il livello dell’olio con l’apposita asticella. Solo una volta raggiunto il livello adeguato si può rimettere il tappo dell’olio;
  • Accendere il motore per dieci minuti, spegnerlo, controllare ancora una volta il livello dell’olio con l’apposita asta: se il livello dovesse essere ancora basso, rabboccare aggiungendo altro olio;
  • Infine, ripulire e controllare che non vi siano perdite dal tappo di scarico della coppa. 

Conclusioni

Abbiamo quindi risposto ai tre principali quesiti: perché, come, e quando cambiare l’olio.
Sperando di essere stati d’aiuto, ti ricordiamo che per qualsiasi info o chiarimento sui servizi dell’Autscuola.net puoi contattarci tramite il nostro sito, chiamarci, o venire direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Benzina nella macchina diesel o viceversa: come comportarsi quando si sbaglia carburante dal benzinaio

Introduzione

L’atto del mettere benzina rimane, nonostante il diffondersi delle macchine elettriche, uno dei gesti più tipici di un automobilista. Una delle paure più diffuse è quelle di sbagliare tipo di carburante per rifornire la propria macchina, soprattutto tra i neopatentati.

Se invece non hai ancora conseguito la patente, allora la nostra Autoscuola può fare al caso tuo, con un’ampia offerta di servizi e patenti che vanno dalla classica patente B fino alla patente nautica.
Per qualsiasi informazione o chiarimento sui servizi offerti dalla nostra autoscuola puoi contattarci tramite il nostro sito, chiamandoci, o venendo direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Per questo, nel proseguo dell’articolo, spiegheremo come agire nel caso ci si dovesse trovare in questa spiacevole situazione, senza entrare nel panico o creare ulteriori danni.

Benzina al posto del diesel

Partiamo dal caso più grave, che è quello che prevede di sbagliare rifornimento inserendo benzina al posto del diesel: si tratta di una situazione che può verificarsi soprattutto se si è distratti o se si è cambiata auto da poco tempo.

La prima soluzione è quella di accorgersi subito dell’errore commesso: in questo caso si va incontro “soltanto” allo spreco del carburante ed ai costi necessari a far trasportare l’auto per poi pulirne il serbatoio. Infatti, se ci si accorge di aver messo benzina al posto del diesel prima di accendere il motore, le conseguenze sono minori e occorrerà seguire i seguenti passaggi:

  • chiamare un carro attrezzi;
  • far portare l’auto in un’officina;
  • far svuotare e ripulire il serbatoio.

Più pericoloso invece il secondo scenario, che prevede l’accensione del motore e (addirittura) la messa in moto del veicolo con il carburante sbagliato. In questo caso la benzina entra in circolo mettendo per prima a cosa a rischio l’incolumità dei passeggeri, visto che aumenta la probabilità di incendio. A seguire i possibili danni per l’auto:

  • danni agli iniettori;
  • danni alla pompa;
  • danni al filtro antiparticolato;
  • distruzione del motore;
  • rischio di incendio.

In questi casi l’unica soluzione è rivolgersi ad un’officina e riparare tutto quanto è stato danneggiato/compromesso. Nel caso in cui, pur avendo acceso il motore e messo in moto, ci si dovesse accorgere subito dell’errore, il consiglio è quello di fermarsi immediatamente, in modo da limitare danni ed esborsi.
Un’altra possibilità di salvarsi dalle peggiori conseguenze è quella di aver messo meno del 2% di benzina rispetto al diesel: in questo caso è possibile diluire il più possibile la benzina facendo più volte il pieno di gasolio prima che il serbatoio si svuoti. Anche in quest’ultimo scenario però, per evitare ogni rischio e stare in sicurezza, la migliore soluzione è fare gli accertamenti presso un’officina.

Diesel al posto della benzina

Il caso contrario, ovvero rifornire con diesel un’auto a benzina, è invece molto meno grave, dato che
 nel motore a benzina non si innesca la combustione del gasolio. In questo caso semplicemente il motore tenderebbe a spegnersi rapidamente, portando come conseguenza quella di restare a piedi. In ogni caso, soprattutto se la quantità di gasolio immessa è ingente, è consigliabile chiamare il carro attrezzi e rivolgersi a un’officina per far eseguire lo svuotamento e la pulizia del serbatoio.

Conclusioni

Come visto quindi, si tratta di scenari più o meno gravi, in cui in ogni caso l’importante è cercare di mantenere la calma ed agire in modo tale da evitare rischi o ulteriori danni. Sperando di esserti stati d’aiuto, ti ricordiamo che per qualsiasi informazione o chiarimento sui servizi della nostra Autoscuola puoi contattarci tramite il nostro sito, telefonandoci, o venire direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Tanti tipi di semafori: tutte le tipologie e le relative funzioni

Introduzione

Quando si parla di semafori, subito nell’immaginario collettivo viene in mente il classico semaforo che regola la circolazione delle automobili, contraddistinto dai colori verde, giallo e rosso.
Ma esistono in realtà svariate tipologie di semafori, ognuna con la propria funzione, e chi possiede una patente è bene che ne conosca le caratteristiche.

Se invece non hai ancora conseguito la patente, ti ricordiamo che la nostra Autoscuola presenta un’ampia offerta di servizi, dalla classica patente B fino alle patenti professionali e la patente nautica. Per qualsiasi informazione o chiarimento puoi contattarci tramite il nostro sito, telefonicamente, oppure venire direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Per questo, nell’articolo tratteremo delle diverse tipologie di semafori, cercando di descrivere le peculiarità di ciascuna di esse.

I semafori più comuni

I semafori più comuni in assoluto sono i semafori veicolari normali, che presentano i classici colori verde (in basso), giallo (al centro), rosso (in alto). Una leggera variante dei semafori veicolari normali è quella in cui i colori sono disposti orizzontalmente (rosso a sinistra, giallo al centro, verde a destra) anziché dall’alto verso il basso.

Seguono i semafori veicolari di corsia, che rispetto ai semafori veicolari normali sono dotati anche di indicazione (tramite frecce) sulle possibili direzioni in cui si può proseguire la marcia una volta superato il semaforo.

Troviamo infine i semafori pedonali, che seguono la stessa logica dei semafori veicolari normali ma sono posti in corrispondenza degli attraversamenti pedonali e sono caratterizzati dal simbolo del pedone, che assume di volta in volta i colori verde, giallo, rosso.

I semafori meno comuni

Tra i semafori meno comuni, rientrano sicuramente i semafori per i veicoli di trasporto pubblico, che sono appunto destinati a tale tipo di veicoli.
Questi semafori possono assumere le seguenti combinazioni di simboli e luci:

  • barra bianca orizzontale su fondo nero con significato di arresto;
  • triangolo giallo, con la punta rivolta verso l’alto, su fondo nero con significato di preavviso di arresto;
  • barra bianca verticale su fondo nero con significato di via libera diritto;
  • barra bianca inclinata a destra su fondo nero con significato di via libera a destra;
  • barra bianca inclinata a sinistra su fondo nero con significato di via libera a sinistra.

Ci sono poi i semafori per velocipedi. Questi sono dedicati esclusivamente alla regolazione degli attraversamenti ciclabili (es. in corrispondenza di interruzioni delle piste ciclabili). Presentano le medesime caratteristiche dei semafori per i pedoni, con la differenza di essere caratterizzati dal simbolo di una bicicletta che, di volta in volta, assume i colori verde, giallo, rosso.
Le lanterne semaforiche per velocipedi sono usate solo in corrispondenza di piste ciclabili. Al di fuori delle piste ciclabili si usano le normali lanterne pedonali in quanto i conducenti dei velocipedi devono seguire un comportamento identico a quello dei pedoni.

C’è infine il semaforo giallo lampeggiante. In sua presenza i veicoli possono proseguire oltre l’intersezione ma a velocità moderata e con particolare prudenza e nel rispetto di tutte le norme di precedenza.

Semafori speciali

C’è poi una categoria di semafori che possono essere definiti “speciali”. Le lanterne semaforiche speciali possono essere di due tipi:

  1. una luce rossa circolare lampeggiante oppure due luci rosse circolari;
  2. lanterna semaforica di “onda verde“.

Le luci rosse lampeggianti indicano sempre l’obbligo di arrestarsi, per qualsiasi utente della strada, prima della striscia di arresto. Allo spegnimento delle luci, i veicoli possono procedere nella loro marcia. Un esempio di utilizzo riguarda passaggi a livello senza barriere o con semibarriere.

Per quanto riguarda invece le lanterne di “onda verde”, sono a una o più luci circolari con numeri bianchi su fondo nero che indicano la velocità, espressa in km/h, di coordinazione degli impianti semaforici di un itinerario. In pratica consigliano ai conducenti dei veicoli, la velocità da mantenere per trovare il verde al successivo semaforo.

Conclusioni

Come visto, sono tanti i tipi di semafori, ognuno con i propri simboli e ognuno con le proprie specifiche funzioni.
Sperando di aver contribuito a fare chiarezza, ti ricordiamo che per qualsiasi info o chiarimento sui servizi offerti dalla nostra Autoscuola puoi contattarci tramite il nostro sito, telefonicamente, o venire direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Tolleranza autovelox: quando viene scongiurata la multa e si può tirare un sospiro di sollievo

Introduzione

Gli autovelox rappresentano l’incubo principale per gli automobilisti italiani. Chiunque abbia conseguito la patente e guidato un mezzo, si è sicuramente imbattuto nella paura di prendere una multa a causa di questo strumento, ma in tanti non sanno che in alcuni casi la sanzione può essere scongiurata.

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Si tratta dei casi in cui si rientra nelle cosiddette zone di “tolleranza”, e nel proseguo dell’articolo parleremo proprio di questo aspetto approfondendo quando, nonostante siano stati superati i limiti, è possibile scampare la tanto temuta sanzione.

Autovelox: approfondimento sulle tolleranze

Il Codice della Strada è chiaro. Gli automobilisti sono tutelati in modo tale da scongiurare possibili penalizzazioni dovute ad errate misurazioni dei rilevatori di velocità, che sono sempre e comunque soggetti ad un margine di errore.
L’esigenza di tutela dell’automobilista da questi possibili errori è soddisfatta dalla presenza di due tipi di tolleranza:

  • tolleranza di 5 km/h in caso di velocità fino ai 100 km orari;
  • tolleranza del 5% in caso velocità che eccedono i 100 km orari.

Per comprendere meglio la questione è sicuramente utile qualche esempio concreto.
Abbiamo detto che fino ai 100km/h lo sconto è di 5km/h: se si viaggia ad una velocità di 50 km/h, ai fini della rilevazione da parte dell’autovelox, verranno scontati 5 km/h, rilevando quindi una velocità effettiva di 45 km/h; se si viaggia ad una velocità di 80 km/h, verranno sempre scontati 5km/h, arrivando ad una velocità effettiva di 75km/h.

Oltre i 100km/h invece lo sconto è del 5%: se si viaggia ad una velocità di 120 km/h allora lo sconto sarà di 6km/h, rilevando quindi una velocità effettiva di 114 km/h. Se il limite è di 140 km/h, lo sconto sarà di 7 km/h, rilevando una velocità effettiva di 133 km/h.

Oltre a ciò, esiste anche un arrotondamento realizzato per difetto quando si è in presenza di decimali: in questo caso si opta per il numero intero più basso.
Tutti questi conteggi vengono effettuati automaticamente e, in caso d’infrazione, nel verbale si troverà indicata già la velocità al netto della tolleranza applicabile per legge.

Conclusioni

Di conseguenza, possiamo concludere che la speranza, per gli automobilisti che hanno incrociato un autovelox ad una velocità a rischio, è l’ultima a morire grazie alla tolleranza prevista dal nostro Codice della Strada.
Sperando di aver contribuito a schiarirti le idee sul tema in questione, ti ricordiamo che per qualsiasi informazione o chiarimento sui servizi offerti dalla nostra autoscuola, puoi contattarci tramite il nostro sito, chiamandoci, o venendo direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Auto in sosta davanti ai cancelli: cosa prevede la normativa vigente

Introduzione

Uno degli argomenti legati alle regole della strada che genera più dubbi nella gente è quello che riguarda la possibilità di sostare davanti al cancello di un’abitazione o di un’attività commerciale.
E, specialmente nelle situazioni in cui non è presente il cartello di passo carrabile, possono essere tratti in inganno anche i più esperti patentati.

Se invece non rientri tra coloro che hanno una patente di guida, la nostra Autoscuola presenta un’ampia offerta di patenti conseguibili, dalla classica patente B della auto fino alle patenti professionali ed alla patente nautica. Per qualsiasi info o chiarimento sui nostri servizi puoi contattarci telefonicamente, tramite il nostro sito, o venire direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Nel proseguo dell’articolo tratteremo proprio questa tematica, facendo un po’di chiarezza su quello che prevede la normativa.

Presenza del passo carrabile

La casistica più semplice e più intuitiva è quella che riguarda la presenza del passo carrabile: in questo caso non ci sono dubbi, è vietato sostare.
L’articolo 158 del Codice della Strada, infatti, cita testualmente che “La sosta di un veicolo è vietata allo sbocco dei passi carrabili”.

Per completezza, il Codice della Strada all’articolo 3 definisce il passo carrabile come “accesso ad un’area laterale idonea allo stazionamento di uno o più veicoli”.
E sempre il codice della strada afferma che: Il passo carrabile (o passo carraio) è uno sbocco di un’area privata su un’area di pubblico passaggio. Senza la preventiva autorizzazione dell’ente proprietario della strada non possono essere stabiliti nuovi accessi e nuove diramazioni dalla strada ai fondi o fabbricati laterali, né nuovi innesti di strade soggette a uso pubblico o privato.

I passi carrabili devono quindi essere individuati con l’apposito segnale, previa autorizzazione dell’ente proprietario della strada.

Assenza del passo carrabile

Più dubbi sorgono invece, nell’immaginario comune, nei casi in cui in un cancello non sia apposto il passo carrabile. Ebbene, in questo caso la legge prevede che per gli automobilisti sia possibile parcheggiare.
Non solo, l’automobilista è autorizzato a parcheggiare la propria auto non soltanto quando il proprietario non ha ottenuto l’autorizzazione per il passo carrabile, ma anche quando, pur avendo ottenuto l’autorizzazione, ha omesso di affiggere il segnale sul proprio ingresso.

Tuttavia, il proprietario dell’abitazione è legittimato a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine per far rimuovere l’autovettura, anche in assenza di passo carrabile, se il parcheggio dura per un periodo di tempo prolungato e gli impedisce l’accesso o l’uscita dal cancello d’ingresso. In questo caso, infatti, risulta violata la servitù di passaggio alla proprietà. La legge prevede che il proprietario debba aver garantito il diritto di accedere alla sua proprietà e, pertanto, se l’unico accesso è bloccato può rivolgersi all’autorità giudiziaria per la tutela del proprio diritto.

Inoltre, è sempre bene sottolineare che, nonostante la legge permetta di parcheggiare in assenza di passo carrabile, sta sempre al buon senso dell’automobilista la decisione di evitare di intralciare l’ingesso di un altro individuo alla propria abitazione o attività lavorativa.

Richiedere il passo carrabile

A richiedere il passo carrabile dev’essere il proprietario dell’immobile o dell’azienda interessata.
La domanda va fatta presso l’ufficio preposto del Comune di residenza/ente proprietario della strada e compilare una modulistica. Una volta ricevuta la richiesta, l’ufficio del Comune o di altro ente verifica se sussistono le condizioni per il rilascio dell’autorizzazione e, in caso di riscontro positivo, dà l’ok per l’apposizione del nuovo passo carrabile

Il passo carrabile deve essere quindi per forza rilasciato dal comune/ente proprietario della strada. In tal senso, i passi carrabili “fai da te”, cioè i divieti di sosta apposti autonomamente dal proprietario del cancello o del garage senza autorizzazione non hanno alcun effetto. Anzi, in caso di affissione di passi carrabili non ottenuti direttamente dall’ente titolare del relativo potere autorizzativo, il proprietario rischia la multa.

Conclusioni

Come visto, c’è una netta distinzione tra presenza o assenza del passo carrabile. In ogni caso, è consigliabile sempre utilizzare il buon senso pur in assenza di un passo carrabile e quindi di un esplicito divieto.
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Parcheggi bianchi, blu, rosa, verdi, gialli: significato dei diversi colori di strisce

Introduzione

Chiunque possiede una patente, almeno una volta nella vita (anche solo all’esame di scuola guida), ha dovuto effettuare un parcheggio.
Quelli che non tutti sanno è però che esistono svariati colori di strisce che contraddistinguono i parcheggi, ognuno con il proprio significato.

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Per questo, in questo articolo illustreremo le principali differenze tra tutti i tipi di colori di strisce previste per i parcheggi.

Colori più comuni: bianco, blu, giallo

I parcheggi più comuni sono quelli con le “classiche” strisce bianche. Si tratta di parcheggi in cui è possibile sostare liberamente e soprattutto senza pagare alcun prezzo.
I parcheggi con strisce bianche possono comunque avere delle limitazioni se integrati da altri segnali di tipo verticale, i quali indicano solitamente limitazioni di tipo temporale: in questo caso occorre utilizzare il disco orario.

Subito dopo i parcheggi con le strisce bianche, quelli più comuni sono i parcheggi contrassegnati da segnaletica orizzontale di colore blu/azzurro.
Contrariamente a quanto accade per i parcheggi bianchi, in questo caso la sosta non è gratuita ma prevede il pagamento di un ticket che, il più delle volte, va mostrato in bella vista sul cruscotto della propria auto. Il costo del ticket solitamente varia in base al tempo in cui si decide di sostare, ed è possibile acquistarlo tramite gli appositi parcometri o (talvolta) tramite web o app dedicata.

Al terzo posto troviamo le strisce gialle, anche queste abbastanza frequenti. Il giallo indica i posti riservati ad alcune categorie speciali. La categoria speciale alla quale, di volta in volta, è riservato il parcheggio giallo viene indicata tramite segnaletica verticale o simboli orizzontali.
Tra le categorie a cui più spesso sono riservati i parcheggi gialli troviamo: Taxi, disabili, carico e scarico merci, residenti.

Altri colori: rosa, verde rosso

Oltre alle strisce bianche, blu e gialle (che sono le più comuni e sono quelle disciplinate ufficialmente dal Codice della Strada), ci sono altri tipi di strisce che possono delimitare un parcheggio auto.

Le strisce verdi stanno ad indicare solitamente quei parcheggi dedicati alla ricarica delle auto elettriche.
Esistono dei casi in cui, nei parcheggi a pagamento, le strisce verdi sostituiscono o affiancano quelle blu: in questo caso stanno ad indicare che le auto elettriche/ibride possono sostare gratuitamente.

Le strisce rosa sono invece dedicate alle donne in dolce attesa o, più in generale, ai genitori di figli fino a due anni di età.

Infine, le strisce di colore rosso possono indicare posti riservati ai residenti, i quali sono gli unici a poterci parcheggiare dovendo esporre nel veicolo un tagliando rilasciato dal Comune che ne accerti la residenza.

Conclusioni

Come visto, esistono diversi tipi di colori di strisce che identificano i parcheggi, ognuno dei quali assume un significato diverso. Per gli automobilisti è bene conoscerli in modo da rispettare il Codice della Strada ed il buonsenso, ed evitare inoltre fastidiose multe.
Sperando di essere stati di tuo interesse, ti ricordiamo che per qualsiasi info o chiarimento sui servizi della nostra autoscuola puoi contattarci tramite il sito, telefonicamente, o venire a trovarci in sede.

Guida sui divieti di sosta e fermata: quando e dove non è possibile sostare o addirittura fermarsi

Introduzione

I divieti di sosta e di fermata sono tra i più importanti nel panorama normativo italiano sulla circolazione stradale. Si tratta di due circostanze che vengono ampiamente trattate anche in Autoscuola durante la preparazione all’esame di teoria e di pratica per la patente, e chi possiede la licenza di guida lo sa bene.

Se invece non hai ancora conseguito la patente, o desideri conseguirne una diversa rispetto a quella che già possiedi, l’Autoscuola.net può fare al caso tuo. Offriamo la possibilità di conseguire una vasta gamma di licenze, dalla classica patente B fino alle patenti professionali e la patente nautica.
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Nell’articolo di oggi ripasseremo queste due casistiche, spiegando le principali differenze.

Differenza tra divieto di sosta e divieto di fermata

Sosta e fermata non sono la stessa cosa. A dare una definizione di sosta e fermata è il Codice della Strada, per il quale:

“La sosta è sospensione della marcia del veicolo protratta nel tempo, con possibilità di allontanamento da parte del conducente”

“La fermata è la temporanea sospensione della marcia anche se in area dove non sia ammessa la sosta, per consentire la salita o la discesa delle persone, ovvero per altre esigenze di brevissima durata”.

Essendo sosta e fermata due casistiche diverse, sono di conseguenza diversi i rispettivi divieti.
E infatti, divieto di sosta e divieto di fermata sono contraddistinti anche da due diversi cartelli stradali che li segnalano.

I segnali di divieto di sosta e di fermata sono entrambi segnali verticali di prescrizione, e sono tra i più conosciuti e diffusi.

Il cartello di divieto di sosta è di forma circolare, composto da una cornice rossa, dallo sfondo blu e da una sola banda diagonale rossa che lo attraversa. Deve essere usato per indicare i luoghi dove è stato disposto il divieto di sosta dei veicoli, ad eccezione dei luoghi dove per regola generale vige il divieto. Lungo le strade extraurbane, in assenza di iscrizioni integrative, indica che il divieto di sosta è permanente, ed ha valore anche nelle ore notturne. Lungo le strade urbane invece, in assenza di iscrizioni integrative, indica che il divieto di sosta vige dalle ore 8 alle ore 20.  le operazioni di pulizia della sede stradale.

Il segnale di divieto di fermata, si distingue da quello di divieto di sosta per la presenza di ben due bande rosse diagonali (anziché una, come per il divieto di sosta), che si incrociano al centro formando una “X”. Deve essere usato per indicare i luoghi dove in assenza di iscrizioni integrative sono vietate in permanenza la sosta e la fermata e, comunque, qualsiasi momentaneo arresto volontario del veicolo.

Sosta e fermata: quando sono vietate dal Codice della Strada

A chiarire tutte le situazioni in cui sono vietate la sosta e la fermata è il Codice della Strada, e nello specifico l’articolo 158.
Secondo l’articolo 158 la fermata è vietata, tra gli altri casi:

  • In corrispondenza o in prossimità dei passaggi a livello e sui binari di linee ferroviarie o tramviarie;
  • Nelle gallerie, nei sottovia, sotto i sovrapassaggi, sotto i fornici e i portici;
  • Sui dossi e nelle curve e, fuori dei centri abitati e sulle strade urbane di scorrimento, anche in loro prossimità;
  • In prossimità e in corrispondenza di segnali stradali verticali e semaforici in modo da occultarne la vista, nonché’ in corrispondenza dei segnali orizzontali di preselezione e lungo le corsie di canalizzazione;
  • Nei centri abitati, sulla corrispondenza delle aree di intersezione e in prossimità delle stesse a meno di 5 metri dal prolungamento del bordo più vicino della carreggiata trasversale;
  • Sui marciapiedi, salvo diversa segnalazione

La sosta di un veicolo è invece vietata, ad esempio:

  • Allo sbocco dei passi carrabili;
  • Dovunque venga impedito di accedere ad un altro veicolo regolarmente in sosta, oppure lo spostamento di veicoli in sosta;
  • In seconda fila, salvo che si tratti di veicoli a due ruote;
  • Negli spazi riservati allo stazionamento e alla fermata degli autobus;
  • Limitatamente alle ore di esercizio, in corrispondenza dei distributori di carburante ubicati sulla sede stradale.

Conclusioni

Come visto, ci sono importanti differenze tra divieto di sosta e fermata, ed è ovviamente importante conoscerle per evitare sanzioni o rischi.
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Volante e posizione delle mani: i consigli per manovrare l’auto nel migliore dei modi

Introduzione

Nella guida di un veicolo, il volante rappresenta sicuramente l’elemento principale da tenere sotto controllo, insieme ai pedali (acceleratore, freno e frizione) ed alla manopola del cambio.
Per questo, il corretto uso del volante e la corretta posizione delle mani sono un tema che viene insegnato in autoscuola fin dalle prime lezioni pratiche di guida.

Se invece devi ancora conseguire la patente, ti ricordiamo che la nostra autoscuola offre la possibilità di conseguire una vasta gamma di licenze: dalla classica patente B per le auto, fino alle patenti professionali e la patente nautica. Per qualsiasi informazione o chiarimento sui nostri servizi, puoi contattarci tramite il nostro sito, chiamandoci, oppure venendo direttamente a trovarci presso una delle nostre sedi.

Per questo, nel seguente articolo proveremo a riassumere quali sono i comportamenti migliori da adottare per utilizzare correttamente il volante a bordo di un’auto.

Atti preparatori

Ancor prima di impugnare correttamente il volante, occorre prepararsi al meglio per mettersi nella posizione più idonea nei confronti del volante stesso.
Bisogna, innanzitutto, regolare il sedile della macchina in modo tale che si trovi alla giusta distanza dai comandi, con lo schienale inclinato in posizione verticale. Sempre a riguardo della regolazione del sedile, occorre fare in modo che i piedi possano muoversi liberamente e che si possa spingere a fondo il pedale della frizione senza stendere completamente la gamba sinistra. Per quanto riguarda, infine, la regolazione in altezza del sedile, questa dovrà essere tarata in base alla miglior visuale della strada in grado di fornire al conducente.

Una volta regolato il sedile, si può passare alla regolazione del volante, sia in altezza che in profondità: la sua collocazione deve consentire di toccare con i polsi la parte più alta dello sterzo senza sollevare le spalle dal sedile.  Inoltre, la distanza minima tra lo sterno e il centro del volante stesso dovrà essere almeno di 20-25 cm, al fine di evitare uno scorretto azionamento degli airbag in caso di necessità.

Le mani sul volante

La posizione corretta delle mani sul volante è quella delle lancette dell’orologio alle ore 9.15. Questa posizione è l’ideale perché è simmetrica ed equilibrata. Tale posizione permette all’ airbag di svolgere il proprio compito in modo ottimale e inoltre, avendo le mani distanziate, si ha più movimento senza staccare le mani dal volante e senza incrociare le braccia.

Detto questo, non bisognerebbe mai guidare con una sola mano (e con l’altra mano, ad esempio, fuori dal finestrino) o, ancor peggio, con soltanto alcune dita: si tratta purtroppo di un comportamento molto diffuso che tende ad acutizzarsi man mano che passa il tempo dal conseguimento della patente.

In caso di manovra

Come visto, la posizione corretta delle mani è quella alle 9 e 15, che va tenuta quando non si eseguono manovre. In caso di svolte o manovre occorre invece ovviamente muovere le mani dal volante. In questi casi non bisogna incrociare le braccia: dalla posizione 9 e 15 si gira il volante con entrambe le mani in presa e, prima che le braccia si incrocino, la mano che si trova nella parte inferiore del volante si stacca passando sopra e si posiziona alle ore 12, riportando le mani in posizione di partenza (9 e 15 ).

Conclusioni

Come riportato, esistono diversi consigli da seguire al fine di manovrare correttamente il volante quando si è alla guida, garantendo maggiore sicurezza a se stessi ed agli altri protagonisti della strada.
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Frecce direzionali e quattro frecce: come e quando usare in maniera corretta gli indicatori di direzione

Introduzione

Gli indicatori di direzione, conosciuti come “frecce” nel linguaggio comune, rappresentano uno degli strumenti imprescindibili nelle auto e, in generale, in quasi tutti i veicoli che circolano nelle nostre strade. Il loro corretto utilizzo viene, ovviamente, spiegato presso la nostra autoscuola, sia nella preparazione dell’esame di teoria, sia nella preparazione dell’esame di guida.

Se invece non sei ancora venuto e trovarci, ma hai intenzione di conseguire la patente di guida, la nostra autoscuola presenta un ampio bacino di servizi e patenti: passiamo dalla classica patente B fino alle patenti professionali e la patente nautica. Per qualsiasi informazione o chiarimento, puoi contattarci tramite il nostro sito, telefonicamente, oppure venendo a trovarci presso una delle nostre sedi.

Per questo, nel proseguo dell’articolo faremo un ripasso su questo importante argomento, riepilogando come e quando utilizzare i dispositivi di direzione.

Cosa dice il Codice della Strada

Gli indicatori di direzione sono quattro: due (uno sulla parte anteriore del veicolo ed uno sulla parte posteriore del veicolo) segnalano verso sinistra; altri due (sempre sulla parte anteriore del veicolo e sulla parte posteriore del veicolo) segnalano verso destra.

L’articolo del Codice della Strada che disciplina l’utilizzo di tali indicatori è il 154, il quale recita:

“I conducenti che intendono eseguire una manovra per immettersi nel flusso della circolazione, per cambiare direzione o corsia, per invertire il senso di marcia, per fare retromarcia, per voltare a destra o a sinistra, per impegnare un’altra strada, o per immettersi in un luogo non soggetto a pubblico passaggio, ovvero per fermarsi, devono:

  • assicurarsi di poter effettuare la manovra senza creare pericolo o intralcio agli altri utenti della strada, tenendo conto della posizione, distanza, direzione di essi;
  • segnalare con sufficiente anticipo la loro intenzione.

Le segnalazioni delle manovre devono essere effettuate servendosi degli appositi indicatori luminosi di direzione. Tali segnalazioni devono continuare per tutta la durata della manovra e devono cessare allorche’ essa e’ stata completata. Con gli stessi dispositivi deve essere segnalata anche l’intenzione di rallentare per fermarsi. Quando i detti dispositivi manchino, il conducente deve effettuare le segnalazioni a mano, alzando verticalmente il braccio qualora intenda fermarsi e sporgendo, lateralmente, il braccio destro o quello sinistro, qualora intenda voltare”.

A quanto appena riportato occorre aggiungere che, al contrario, sempre il Codice della Strada vieta espressamente l’utilizzo improprio degli indicatori di direzione: predispone dunque sanzioni quando questi sono utilizzati per scopi che vanno al di fuori dei casi specifici elencati dal Codice.

Il caso “speciale” delle quattro frecce

Gli indicatori di direzione, inoltre, possono essere azionati anche simultaneamente, al fine di segnalare agli altri utenti della strada una situazione di emergenza. Si tratta del caso delle “quattro frecce”.
Anche queste devono però essere utilizzate solo quando opportuno: ad esempio ogni qualvolta il nostro veicolo subisca un’avaria che obblighi a fermarci in una zona della carreggiata sprovvista delle piazzole di sosta, oppure che ci costringa a procedere a una velocità talmente bassa da risultare un intralcio alla circolazione.

Le quattro frecce vanno mantenute in funzione anche quando scendiamo dalla vettura per posizionare il triangolo di emergenza, oppure quando è necessario segnalare un rallentamento della circolazione a causa del traffico o per dei lavori sulla sede stradale. Lo scopo, ovviamente, è quello di evitare incidenti con gli altri utenti della strada e di mantenere la sicurezza sulla carreggiata.

Sanzioni

Come visto, l’utilizzo degli indicatori di direzione è espressamente disciplinato dal Codice della Strada. Per tale motivo sono previste delle sanzioni:
-sia in caso di mancato utilizzo nelle circostanze opportune;
-sia, viceversa, in caso di utilizzo in tutte quelle circostanze considerate inopportune.

In tal senso sono previste delle multe pecuniarie e, in alcuni casi, anche la decurtazione di punti della patente.

Conclusioni

Con quest’articolo abbiamo cercato di fare un breve ripasso sull’utilizzo degli indicatori di direzione, importantissimi ai fini della sicurezza stradale.
Sperando di essere stati di tuo interesse, ti ricordiamo che per qualsiasi informazione o chiarimento sui servizi erogati dalla nostra autoscuola, puoi contattarci telefonicamente, tramite il nostro sito, oppure venire direttamente a trovarci in sede.

Pneumatici: perché controllare la pressione per risparmiare e come farlo da soli

Introduzione

Spesso trascurati, gli pneumatici rappresentano invece uno degli elementi fondamentali per viaggiare in sicurezza, e la loro manutenzione permette di risparmiare soldi a chi possiede auto e patente.

Se non hai ancora conseguito la patente, contattaci o vieni a trovarci in Autoscuola. La nostra offerta varia dalla classica patente B fino alle patenti professionali e la patente nautica. Saremo a disposizione in sede o a distanza per qualsiasi informazione o chiarimento.

Per questo, nel proseguo dell’articolo, vedremo perché occorre tenere sempre sotto controllo la pressione e lo stato di salute delle gomme, e capiremo come è possibile farlo in totale autonomia, anche comodamente da casa.

Perché controllare la pressione

Come anticipato, controllare lo stato di salute e la pressione degli pneumatici può essere fondamentale per diversi aspetti.

Il primo e più importante motivo riguarda la sicurezza alla guida, da cui dipende di conseguenza la salute degli attori della strada: se la pressione delle gomme non è nei livelli standard, questo può causare:

  • minore tenuta della strada;
  • incrementare lo spazio di frenata;
  • incrementare il rischio di acquaplaning in caso di asfalto bagnato;
  • portare allo scoppio della gomma.
Fenomeno dell’acquaplaning accentuato dalle gomme

Tutti questi fattori aumentano inevitabilmente il rischio di incidenti.

Il secondo motivo riguarda il rispetto dell’ambiente: pneumatici che presentano livelli di pressione non adeguata aumentano la produzione di anidride carbonica, a svantaggio della qualità dell’aria e della salute del nostro ambiente.

Il terzo motivo riguarda l’aspetto economico: un’adeguata pressione delle gomme fa in modo che le stesse durino maggiormente nel tempo e, inoltre, riduce i consumi di benzina. Controllare lo stato degli pneumatici può dunque apportare vantaggi anche per il nostro portafogli.

Come controllare la pressione

Solitamente per controllare la pressione degli pneumatici, ci si può recare da un gommista o nei classici distributori di carburante dotati di apposita strumentazione.

In realtà, però, controllare la pressione delle gomme può essere ancora più facile ed immediato. Si tratta infatti di un’operazione che può essere svolta comodamente a casa, purché si abbia a disposizione lo strumento del manometro.
Il manometro si può acquistare comodamente in negozi specializzati di auto o su internet.

Per utilizzarlo, basta svitare la valvola della gomma dell’auto ed inserire l’ago del manometro. Una volta compiuta questa operazione occorre leggere il valore restituito dall’apposito contatore e confrontarlo con quello presente sul manuale del proprio veicolo (che indica appunto il valore ideale).

Naturalmente, se la pressione non dovesse risultare corretta bisogna intervenire e regolarla, al fine di evitare tutte le svantaggiose conseguenze elencate in precedenza. Anche in questo caso è possibile intervenire a casa, ad esempio con i compressori portatili, ma è sempre consigliabile recarsi in un distributore di benzina dotato di compressore professionale o, ancora meglio, da un gommista specializzato.

Conclusioni

Come visto, tenere cura della pressione degli pneumatici è molto semplice ma allo stesso tempo molto importante per svariati motivi: in primis quello riguardante la sicurezza su strada, senza però dimenticare anche l’aspetto economico e l’impatto ambientale.
Sperando di esserti stati d’aiuto, ti ricordiamo che per qualsiasi informazione o chiarimento sui servizi offerti dalla nostra autoscuola puoi contattarci compilando il form che trovi online, telefonicamente, oppure venire direttamente a trovarci in sede.

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