Classificazione EURO delle auto: a cosa serve, cosa significa, e quali classi esistono

Introduzione 

Quando sentiamo parlare di auto, nei tg oppure nelle pubblicità, spesso capita di percepire frasi che catalogano un veicolo in base alla sua classificazione EURO

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La classificazione Euro è un sistema utilizzato per indicare, in linea di massima, quanto un’auto è pulita dal punto di vista delle emissioni inquinanti. È stata introdotta dall’Unione Europea per limitare l’inquinamento prodotto dai veicoli e migliorare la qualità dell’area.  

Classificazioni 

Possiamo individuare 7 classi, da Euro 0 ad Euro 6. Passando di classe in classe si passa ad auto sempre meno inquinanti e rispettose dell’ambiente e delle normative. 

Euro 0: Include le auto immatricolate prima del 31 dicembre 1992. Sono molto inquinanti, usano benzina con piombo e non hanno sistemi per filtrare i gas di scarico. 

Euro 1: Riguarda le auto immatricolate dal 1° gennaio 1993. Da qui in poi diventa obbligatorio il catalizzatore. Sono auto ormai bandite nella maggior parte delle città italiane. 

Euro 2: Auto immatricolate dal 1° gennaio 1997. La normativa ha imposto una riduzione ulteriore delle emissioni. Anche queste vetture sono soggette a forti restrizioni, soprattutto nelle ZTL. 

Euro 3: Veicoli immatricolati dopo il 1° gennaio 2001. Introdotto il sistema EOBD, che segnala eventuali problemi nei dispositivi antinquinamento. 

Euro 4: Auto immatricolate dal 1° gennaio 2006. Nessuna rivoluzione tecnologica, ma un’ulteriore stretta sui limiti di emissione. 

Euro 5: Veicoli omologati da settembre 2009 e immatricolati da gennaio 2011. Ancora molto diffuse, soprattutto le versioni a benzina. I diesel invece iniziano ad affrontare limitazioni sempre più severe. 

Euro 6: Include tutte le auto immatricolate dal 1° gennaio 2015 in poi. È la classe più recente e “pulita”, attualmente libera da restrizioni di circolazione. 

Le limitazioni alla circolazione

Le classi non sono fini a sé stesse, perché le classi inferiori sono soggette a limitazioni di circolazione. Soprattutto nel Nord Italia sono già stati introdotti dei divieti (spesso discussi) di circolazione permanenti per tutti i veicoli (benzina e diesel) da Euro 0 a Euro 3 compreso, indipendentemente dai livelli di inquinamento.  
Per il futuro è in fase di introduzione la classe Euro 7 (in arrivo dal 2025-2026) con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento non solo da gas di scarico ma anche da altre fonti come freni e pneumatici. 

Conclusioni 

Questo quindi il significato delle tante nominate classi EURO, che stanno ormai per arrivare all’EURO 7. 
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Pneumatici auto, pressione, spessore, omologazione: tutti i requisiti da rispettare

Introduzione 

Gli pneumatici rappresentano un elemento fondamentale di ogni autovettura, per questo è importante che siano tenuti sempre in condizioni ottimali ed è fondamentale che, chi possiede una licenza di guida, conosca quali sono gli standard ed i requisiti da rispettare. 

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Per questo, nel proseguo dell’articolo approfondiremo questo tema.

Spessore del battistrada 

Partiamo dal battistrada. Il battistrada è la parte dello pneumatico che entra in diretto contatto con la strada, ovvero la superficie esterna, scanalata e sagomata, che si vede quando si guarda la gomma frontalmente. Serve a garantire aderenza, trazione, e drenaggio dell’acqua, ed a limitare il fenomeno dell’acquaplaning. 

In Italia il limite minimo legale è di 1,6 mm. Pneumatici con battistrada inferiore sono considerati non idonei alla circolazione. È inoltre consigliato cambiarli già intorno ai 3 mm per le gomme estive e 4mm per quelle invernali. 

Pressione 

Al contrario di quanto accade per lo spessore del battistrada, non esistono indicazioni legali per quanto riguarda la pressione della gomma, anche se deve comunque essere conforme a quanto indicato dal costruttore del veicolo. 
Una pressione eccessivamente bassa può causare eccessiva usura e riduzione della stabilità del veicolo. 

Controllare la pressione delle gomme è semplice. Oggi sono gli stessi sistemi presenti nelle vetture moderne ad avvisare quando c’è un’anomalia alla pressione gomme. 
Altrimenti, occorre utilizzare un misuratore di pressione delle gomme, che si può trovare in molte stazioni di servizio. Per utilizzarlo occorre rimuovere il tappo della valvola delle gomme: quindi si può controllare la pressione avvicinando il misuratore alla valvola e leggendo la pressione indicata sul display.

Omologazione 

Gli pneumatici montati sulla vettura devono ovviamente essere omologati e rispettare le dimensioni indicate nel libretto di circolazione del veicolo. Devono inoltre essere omologati agli standard europei. La circolazione con pneumatici non conformi può comportare multe fino a 344 euro oltre che la decurtazione di 2 punti dalla propria patente. 

Conclusioni 

Come visto, sono diversi gli accorgimenti dei quali si deve tenere conto in relazione all’utilizzo degli pneumatici nella propria autovettura. 
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Limiti di velocità nel mondo: come cambiano da nazione a nazione

Introduzione 

I limiti massimi di velocità che si possono raggiungere alla guida di un veicolo non sono uguali per tutte le nazioni del mondo, ma possono variare anche di decine di chilometri orari tra un paese e l’altro, e può essere utile conoscerli per chi possiede una patente. 

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Nel proseguo di questo articolo faremo una panoramica sui limiti di velocità nei diversi continenti del globo e nelle varie nazioni, concentrandoci sui limiti massimi per automobili e motocicli. 

Limiti europei 

Partiamo dall’Italia, in cui sappiamo che il limite massimo di velocità si può percorrere nelle autostrade ed è pari a 130 km/h

Per quanto riguarda le nazioni confinanti con il nostro paese invece: 

  • In Svizzera il limite è di 120 km/h; 
  • In Francia, Slovenia ed Austria il limite è identico all’Italia, 130 km/h. 

Per quanto riguarda le nazioni europee con i limiti di velocità più bassi troviamo Cipro, con un limite di 100 km/h in autostrada, e l’Islanda, con un limite di 90 km/h. C’è da dire che quest’ultima non è dotata di autostrade e superstrade in senso stretto. 

Per quanto riguarda le nazioni europee con i limiti più alti troviamo la Bulgaria e la Polonia, con limiti fino a 140 km/h in autostrada. Ma a fare da regina è la Germania, nella quale su alcune autostrade non esiste limite, in quanto è soltanto raccomandato procedere ad una velocità massima di 130 km/h, ma non strettamente obbligatorio.

Limiti nei continenti extra europei 

Spostandoci fuori dall’Europa, nel continente nordamericano il limite è tra i 90 ed i 140 km/h negli Stati Uniti (a seconda dello stato in cui ci si trova) e di 110 km/h in Canada

Nel sud America Brasile e Argentina hanno limiti rispettivamente di 120 e 130 km/h.

In Asia il Giappone ha un limite di 120 km/h, mentre Hong Kong, Malesia e Taiwan 110 km/h.  

Nel continente africano il Sudafrica ha un limite di 120 km/h, mentre in quello australiano Australia e Nuova Zelanda hanno limiti rispettivamente di 130 e 110 chilometri orari. 

Conclusioni

Come visto, non in tutti i paesi i limiti sono identici, ma possono variare anche di alcune decine di chilometri orari.
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Segnali stradali italiani ed Europei: tutte le differenze

Introduzione

Chi possiede una patente di guida italiana, ha la facoltà di circolare con la propria auto nei paesi europei (sia UE che Extra UE). Per questo, potrebbe dover fare i conti con alcune differenze rispetto all’Italia per quanto riguarda la segnaletica stradale verticale. 

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A tal fine, nel proseguo dell’articolo cercheremo di mettere luce sulle principali diversità che caratterizzano la segnaletica italiana e la segnaletica di alcuni paesi europei. 

Generalità

Per quanto riguarda la maggior parte degli stati europei (come, ad esempio, la Spagna) le differenze non esistono o sono minime. Ma ci sono altri stati, come Irlanda, Polonia e Svezia, nei quali è possibile incontrare grosse differenze o, addirittura, cartelli stradali completamente diversi per forma, colore o significato.

Le differenze di forma

Come anticipato, l’Irlanda è tra gli stati europei più originali in tema di segnaletica stradale. Per quanto riguarda nello specifico la forma, in Irlanda i cartelli di pericolo hanno una forma a rombo, che si distingue completamente dalla forma triangolare dei nostri segnali, come ad esempio il segnale che preannuncia una curva pericolosa. 

Le differenze di significato  

Anche per quanto riguarda il significato dei segnali, non sono tanti gli stati che differiscono dall’Italia, ma esistono. La differenza principale riguarda i sistemi di misurazione: questo dipende dal fatto che in alcune area europee viene utilizzato il sistema metrico decimale, mentre in altre aree (come l’Inghilterra) viene utilizzato il sistema metrico imperiale, che prevede le misurazioni della distanza in pollici e non in centimetri o metri. 

Le differenze di colore nella segnaletica stradale europea 

Andando sul campo cromatico, le principali differenze di colore riguardano i cartelli autostradali. In Italia, come noto, tutti i cartelli autostradali si distinguono per il colore verde. Ci sono però dei paesi europei in cui sono blu: tra questi il Regno Unito, la Germania e la Francia. 
 
In alcuni paesi europei inoltre può cambiare lo sfondo di alcuni segnali. Il cartello di pericolo, ad esempio, è bianco con bordo rosso nella maggior parte delle nazioni. Questa colorazione cambia completamente in stati come la Polonia, la Svezia, e l’Irlanda, dove può essere arancione o giallo

Infine, ancora una volta l’Irlanda (certamente lo stato con più differenze rispetto al nostro paese), presenta diversità anche per la segnaletica di divieto. Nel paese anglosassone, infatti, i cartelli di divieto sono bianchi, al contrario del resto degli stati in cui solitamente il colore principale è il blu.  

Conclusioni   

Come visto dunque, le differenze non sono tante ma esistono, e se si intende sfruttare la propria patente all’estero è bene essere il più informati possibile. 
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Vetro auto scheggiato: cosa fare e quali sanzioni prevede il Codice della Strada

Introduzione

Un parabrezza danneggiato non è solo un inconveniente estetico, ma può rappresentare un grave rischio per la sicurezza stradale. Anche una piccola crepa può compromettere la visibilità e la struttura del veicolo, aumentando il pericolo di incidenti.
Se possiedi una patente ed un veicolo, potresti trovarti malauguratamente in questa situazione.

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In questi casi è importante sapere affrontare prontamente il problema per evitare che si trasformi in un danno più grave e conoscere i rischi che si corrono in ambito legislativo.

Come Prevenire i Danni al Parabrezza

Prevenire è sempre meglio che curare. Alcuni accorgimenti quotidiani possono ridurre il rischio di danneggiare il parabrezza. Prima di tutto, è essenziale controllare periodicamente lo stato dei tergicristalli. Assicurati che siano in buone condizioni e che liberino correttamente il vetro da polvere e detriti. Inoltre, quando utilizzi i tergicristalli, evita di premere troppo sul parabrezza, poiché questo potrebbe causare micro-crepe.
Inoltre, è importante fare attenzione agli oggetti che potrebbero danneggiare il parabrezza, come detriti o sassi, specialmente quando si percorrono strade sterrate o poco curate. Un piccolo sasso lanciato ad alta velocità può creare una scheggiatura che, con il tempo, si trasformerà in un danno più grande.
Infine, per evitare danni dovuti a sbalzi termici, cerca di evitare di passare da temperature molto calde a fredde, o viceversa, all’interno dell’abitacolo. Gli sbalzi termici possono aumentare la pressione sul parabrezza e causare crepe.

Come Riparare o Sostituire un Parabrezza Danneggiato

Affrontare tempestivamente un parabrezza danneggiato è fondamentale per garantire la sicurezza. In molti casi, è possibile riparare il danno senza dover sostituire l’intero vetro. Le moderne tecnologie permettono di risolvere rapidamente i danni minori, ma se la crepa è troppo grande o la visibilità compromessa, la sostituzione diventa l’unica soluzione sicura. Ignorare il problema potrebbe portare a complicazioni più gravi.

I Rischi di un Parabrezza Danneggiato

Un parabrezza scheggiato può sembrare un danno minore, ma ha effetti significativi sulla sicurezza. La visibilità è uno degli aspetti più critici nella guida, e anche una piccola crepa può distorcere la vista, aumentando il rischio di incidenti, soprattutto in condizioni di scarsa visibilità. Inoltre, il parabrezza è parte integrante della struttura del veicolo e contribuisce alla sua resistenza in caso di collisione. Un parabrezza danneggiato riduce questa protezione, aumentando il rischio di gravi lesioni in caso di incidente.
Un altro rischio è la crescita del danno nel tempo. Vibrazioni, urti e sbalzi termici possono estendere la crepa, portando alla rottura completa del vetro. Ciò potrebbe accadere durante la guida, mettendo a rischio la sicurezza del conducente e dei passeggeri.

Le Sanzioni del Codice della Strada

Secondo l’articolo 79 del Codice della Strada, circolare con il parabrezza danneggiato è vietato. La normativa prevede multe che vanno da 85 a 335 euro, con un aggravio della sanzione fino a 168 euro e la decurtazione di punti dalla patente se il controllo avviene in autostrada. Inoltre, un parabrezza danneggiato può impedire di superare la revisione del veicolo, bloccando la possibilità di circolare fino alla riparazione o sostituzione del vetro.

Conclusioni

In sintesi, un parabrezza danneggiato è molto più di un semplice inconveniente estetico. Può compromettere la visibilità, ridurre la resistenza strutturale del veicolo e aumentare il rischio di incidenti. È quindi essenziale intervenire tempestivamente.
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Frizione auto: come funziona e consigli su come preservarla nel tempo

Introduzione

Quando si guida un’auto con trasmissione manuale, può capitare di notare difficoltà nel cambiare marcia o una sensazione di sforzo durante il sorpasso o in salita. Questi sintomi, spesso, sono segno di problemi alla trasmissione, in particolare alla frizione. Per chi possiede la patente ed un’auto a cambio manuale è quindi importante riconoscere se la frizione è usurata.

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 Ma come si riconosce se la frizione è consumata o danneggiata? In questo articolo esploreremo come funziona la frizione, quali problemi può presentare e quali sono i segnali di malfunzionamento da non sottovalutare.

Frizione: principi di funzionamento

Il funzionamento della frizione è piuttosto semplice. Quando si preme il pedale della frizione, il movimento viene trasmesso al cuscinetto reggispinta, che spinge all’indietro lo spingidisco. Questo allontana il disco frizione dal volano, interrompendo il collegamento tra il motore e il cambio, consentendo di cambiare marcia. Quando il pedale viene rilasciato, lo spingidisco preme nuovamente il disco frizione contro il volano, riattivando il trasferimento di movimento al cambio.

Frizione: struttura

La frizione di un’auto con trasmissione manuale è composta da tre principali componenti:

1.Il disco frizione: una parte rivestita con materiale d’attrito simile a quello delle pastiglie dei freni.

2.Lo spingidisco: un insieme di lamelle collegate a un disco di acciaio.

3.Il cuscinetto reggispinta (o disinnesto): che può essere meccanico o idraulico, è il componente che permette di staccare il disco frizione dal volano.

In alcuni veicoli, si può trovare anche un volano bi-massa, che ha la funzione di ridurre le vibrazioni trasmesse dal motore, migliorando il comfort di guida. Quando si sostituisce la frizione, è consigliabile, se necessario, sostituire anche il volano o farlo rettificare per evitare ulteriori problemi.

Frizione: problemi

Ci sono vari segnali che possono indicare un malfunzionamento della frizione. Ecco i più comuni:

               •             Puzza di bruciato: Indica un eccessivo scivolamento del disco frizione, che potrebbe danneggiare lo spingidisco, causando macchie azzurre sulla sua superficie.

               •             Pedale duro: Se il pedale risulta difficile da premere, potrebbe esserci un problema con le lamelle dello spingidisco, richiedendo la sostituzione dell’intero sistema frizione.

               •             Pedale che rimane giù: Potrebbe essere un segno di perdita di pressione nel sistema idraulico (se la frizione è idraulica), in tal caso, sarà necessario sostituire il servo-frizione.

               •             Slittamento del motore durante l’accelerazione: Se il motore accelera ma la velocità dell’auto non aumenta proporzionalmente, potrebbe esserci una perdita d’olio dal paraolio dell’albero motore, che causa lo slittamento del disco frizione.

Frizione: come preservarla

La durata della frizione dipende in gran parte dallo stile di guida e dal tipo di percorso. Chi guida principalmente in città, con frequenti stop e ripartenze, potrebbe dover sostituire la frizione già dopo 70.000-80.000 chilometri. Al contrario, chi percorre principalmente autostrade potrebbe arrivare anche oltre i 150.000 chilometri senza problemi.

Per aumentare la durata della frizione, è consigliabile:

               •             Evitare di tenere il piede sul pedale della frizione quando non è necessario.

               •             Cercare di ridurre al minimo il fenomeno dello “slittamento” della frizione, che accade quando si trattiene la frizione mentre si accelera, specialmente nelle partenze in salita.

Conclusioni

Come visto quindi, la frizione è uno degli elementi fondamentali per il corretto funzionamento di un’auto con cambio manuale, e se si notano anomalie come difficoltà nel cambiare marcia o segnali di slittamento del motore, è importante intervenire tempestivamente.
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Gli aribag: tipi e funzioni di questi dispositivi fondamentali per la sicurezza

Introduzione

Chiunque possiede la patente e dispone un’automobile, ha a che fare con veicoli che sono dotati di airbag che aumentano la sicurezza alla guida.

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L’airbag è uno dei sistemi di sicurezza passiva più rivoluzionari nel campo automobilistico. Sebbene oggi si faccia un ampio uso di tecnologie avanzate come i sistemi di monitoraggio e frenata automatica, l’airbag ha rappresentato un punto di svolta nel miglioramento della sicurezza stradale. La sua diffusione ha cambiato radicalmente il modo in cui affrontiamo i rischi di incidenti, riducendo i danni a conducente e passeggeri.

Come Funziona l’Airbag

L’airbag è un dispositivo di sicurezza che si attiva durante un impatto violento. È posizionato in diverse aree dell’abitacolo, come il volante, il cruscotto, i sedili e i lati del tetto. Il funzionamento dell’airbag è legato a un sensore che rileva un’improvvisa decelerazione, interpretandola come un incidente imminente. In meno di un secondo, una centralina attiva un detonatore che gonfia l’airbag, creando una barriera protettiva tra il corpo degli occupanti e le parti dure dell’auto. Per garantire la massima efficienza, è fondamentale che i passeggeri indossino sempre la cintura di sicurezza.

Tipologie di Airbag

Esistono vari tipi di airbag, ognuno progettato per proteggere i passeggeri in specifiche situazioni di incidente:

  • Airbag Frontali: I primi airbag sviluppati, inizialmente posizionati solo nel volante per proteggere il conducente. Successivamente, è stato aggiunto un airbag anche per il passeggero anteriore, integrato nel cruscotto;
  • Airbag Laterali: Questi airbag sono progettati per proteggere gli occupanti in caso di impatti laterali e, più recentemente, anche in caso di ribaltamento del veicolo. Si trovano generalmente nei sedili o nelle portiere e si gonfiano per creare una protezione tra il passeggero e la portiera;
  • Airbag a Tendina: Un tipo di airbag laterale che si estende lungo la parte superiore dell’abitacolo, proteggendo la testa dei passeggeri. Si attiva durante un impatto laterale o un ribaltamento e copre la zona tra la testa e il finestrino;
  • Airbag per le Ginocchia: Posizionati nella parte inferiore del piantone dello sterzo, questi airbag proteggono le gambe del conducente durante uno scontro frontale, riducendo il rischio di lesioni dovute alla proiezione in avanti del corpo;
  • Airbag Esterni: Una novità nelle auto di ultima generazione, questi airbag si attivano in caso di collisione con pedoni o ciclisti. Posizionati sul cofano, si gonfiano per ridurre l’impatto e limitare i danni agli incidenti con persone non protette.

Il Funzionamento della Spia dell’Airbag

Quando si avvia il veicolo, sul cruscotto appare una spia rossa a forma di persona con la cintura di sicurezza e un airbag. Questa luce si accende momentaneamente per verificare che il sistema sia attivo. Se la spia rimane accesa, è necessario rivolgersi a un centro assistenza, in quanto potrebbe indicare un malfunzionamento dell’airbag.

Conclusioni

In conclusione, l’airbag ha cambiato il panorama della sicurezza automobilistica, evolvendosi e diversificandosi nel tempo per offrire una protezione sempre maggiore.
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Riscaldamento del motore in inverno: è davvero utile? la guida

Introduzione

D’inverno, a chi possiede la patente ed un’automobile, sarà sicuramente capitato di pensare di scaldare il motore prima di partire quando la temperatura esterna appare molto rigida.

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Si tratta però di un’abitudine non sempre corretta, e per questo nel proseguo dell’articolo cercheremo di capire meglio questo argomento.

Generalità

L’abitudine di riscaldare il motore prima di partire è ancora diffusa tra i proprietari di auto moderne, ma si tratta di una pratica ormai superata, soprattutto per i motori di nuova generazione. In passato, riscaldare il motore aveva vantaggi significativi, ma oggi, grazie ai motori più efficienti e alla tecnologia avanzata, può addirittura danneggiare il motore e non apportare benefici. L’ADAC, il club automobilistico tedesco, fornisce alcuni chiarimenti su quanto sia davvero utile questa abitudine e sul consumo di carburante necessario per scaldare il motore a temperature sottozero.

Come funzionano i motori

Per capire meglio il funzionamento di un motore moderno a combustione, bisogna considerare vari fattori, come la temperatura di esercizio, le parti meccaniche in movimento e i fluidi lubrificanti. I componenti del motore, come cilindri, pistoni e valvole, sono realizzati con materiali differenti che lavorano a temperature diverse. Quando il motore è avviato, l’attrito all’interno del motore fa aumentare rapidamente la temperatura dei componenti, e questa fase è critica poiché il motore non è ancora alla temperatura ideale di esercizio. La lubrificazione è fondamentale per ridurre gli attriti durante il riscaldamento.

Riscaldamento del motore

Per quanto riguarda il tempo necessario a riscaldare il motore in inverno, l’ADAC afferma che dopo 4 minuti di funzionamento del motore a -10°C, l’olio motore ha raggiunto solo -7°C. In questo periodo, il motore non ha nemmeno raggiunto una temperatura sufficiente per ottenere un buon riscaldamento dell’abitacolo o per sbrinare efficacemente i vetri. Anche se si rimane fermi per riscaldare il motore, l’effetto positivo è minimo.

In merito al consumo di carburante, la situazione non migliora: il motore consuma circa 0,1 litri di benzina ogni 4 minuti di funzionamento a minimo. Inoltre, l’olio impiega più tempo a riscaldarsi quando l’auto è ferma, il che significa che il motore è sottoposto a maggiore attrito durante questa fase, rischiando di causare usura prematura. D’altro canto, il liquido refrigerante si riscalda rapidamente, il che contribuisce a una gestione più efficiente della temperatura del motore. L’idea di riscaldare il motore prima di partire, perciò, è diventata obsoleta, soprattutto con l’evoluzione dei motori moderni. Non solo è inutile, ma può anche danneggiare il motore a lungo andare. Inoltre, in Italia, riscaldare il motore da fermo è vietato dalla legge, come previsto dall’articolo 157 del Codice della Strada.

Conclusioni

La cosa migliore da fare, quindi, è aspettare alcuni secondi dopo l’avviamento del motore prima di iniziare a muoversi. Una volta in marcia, è fondamentale evitare di forzare il motore, utilizzando l’acceleratore e il cambio in modo dolce per permettere al motore di raggiungere gradualmente la temperatura ideale. Quando tutti i componenti del motore saranno alla temperatura ottimale, sarà possibile guidare in modo più deciso, ma sempre con moderazione, rispettando i limiti di velocità e la buona pratica di guida.
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Revisione online: come prendere l’appuntamento in pochi click

Introduzione

Una volta che si consegue la patente e si dispone di un’auto, è importante sapere che, dopo quattro anni dopo la prima immatricolazione e poi dopo due anni, è obbligatorio effettuare la revisione.

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La prenotazione della revisione può essere effettuata anche online e per questo, nel proseguo dell’articolo, ti spiegheremo come fare.

Generalità

Prenotare la revisione del proprio veicolo tramite il Portale dell’automobilista è un’operazione facile e comoda, che può essere effettuata completamente online. Questo portale, gestito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, offre una vasta gamma di servizi legati ai trasporti, destinati tanto ai cittadini quanto a professionisti e imprese. Tra i numerosi vantaggi della piattaforma, c’è la possibilità di gestire facilmente la propria revisione, con una procedura semplificata che non richiede particolari competenze informatiche. Inoltre, il portale invia notifiche per ricordare agli utenti gli adempimenti burocratici necessari, come appunto la revisione del veicolo.

I passaggi da effettuare

Per iniziare, il proprietario del veicolo deve entrare nel Portale dell’automobilista, utilizzando le proprie credenziali. Una volta effettuato l’accesso, bisogna selezionare il servizio di revisione, che si trova nella sezione dedicata ai servizi online. A questo punto, si dovranno inserire i dati relativi al veicolo, come il numero di targa e altre informazioni richieste, oltre alla Motorizzazione provinciale di riferimento. Dopo aver completato questi passaggi, si può scegliere la data e l’orario disponibili per l’appuntamento, tra le opzioni proposte dal sistema. È importante verificare che la data scelta rientri nei tempi previsti per la revisione.

Una volta selezionato il giorno e l’orario, basta confermare la prenotazione. Il sistema invierà una notifica, via email o direttamente sul portale, con il dettaglio dell’appuntamento. È fondamentale conservare questa conferma, in quanto sarà richiesta al momento della revisione del veicolo. Dopo aver completato questa fase, non resta che presentarsi al centro di revisione alla data e all’orario stabilito.

C’è anche la possibilità di modificare la prenotazione una volta effettuata. Nel caso si abbia bisogno di modificare l’appuntamento, è possibile farlo direttamente dal portale. Basta entrare nella sezione “Gestione prenotazione” e scegliere l’opzione di modifica. In alternativa, è possibile cancellare la prenotazione, ma solo se la cancellazione avviene almeno 24 ore prima dell’appuntamento. Se la prenotazione è stata inviata alla Motorizzazione e successivamente rifiutata, l’utente può annullarla senza problemi. Quando si cancella una prenotazione, il sistema rende disponibile il posto per altri utenti, mentre i documenti caricati vengono eliminati.

Conclusioni

In sintesi, il Portale dell’automobilista offre un sistema intuitivo e funzionale per gestire la revisione del veicolo in modo semplice e veloce. Con pochi clic, è possibile prenotare, modificare o annullare un appuntamento, rendendo l’intero processo decisamente più comodo rispetto alle modalità tradizionali.
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Regolamento aggiornato ZTL: le novità con il nuovo codice 2025

Introduzione

Qualunque possessore di patente, almeno una volta nella vita, si è dovuto imbattere nella scocciatura delle zone a traffico limitato (Ztl), fonte di multe per gli automobilisti più distratti.

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Proprio sulle Ztl è intervenuto il nuovo codice della strada introdotto a dicembre 2024, e per questo cercheremo di individuare le principali novità apportate.

Nuovo codice e ZTL: generalità

Dal 14 dicembre 2024, il Codice della Strada introduce alcune modifiche che alleggeriscono le sanzioni relative alle violazioni nelle zone a traffico limitato (Ztl), sia per distrazione che per brevi sforamenti del tempo consentito. Queste modifiche, frutto della legge n. 177/2024, cercano di rendere più tolleranti le sanzioni e di evitare che i cittadini vengano penalizzati per errori minori o per la contemporanea commessione di più infrazioni nello stesso giorno.

Principali modifiche apportate

Una delle principali novità riguarda le soglie di rispetto del tempo di permanenza nelle Ztl.
Con il nuovo Codice è prevista una tolleranza del 10% rispetto al tempo autorizzato per la permanenza nell’area limitata. Ad esempio: se un automobilista ha acquistato un permesso per una Ztl che consente l’accesso per 24 ore, potrà restare fino a 2 ore e 24 minuti oltre il termine senza incorrere in sanzioni. Oltre questo margine, le multe verranno applicate come di consueto.
Inoltre, non verranno applicate sanzioni nel caso in cui eventi eccezionali come incidenti, lavori o guasti rallentino il traffico e causino un involontario sforamento del tempo consentito.

Un’ altra modifica riguarda le infrazioni multiple: se un automobilista commette più violazioni in un’area Ztl nell’arco di 24 ore, senza contestazioni immediate, verrà applicata una sola multa. Occorre precisare che questa sanzione unica si applica anche in caso di accertamenti da remoto, ossia quando le infrazioni vengono rilevate esclusivamente da telecamere e non direttamente dalle forze dell’ordine. Quale è la ratio di tale provvedimento?  Il motivo è quello evitare che un automobilista venga multato più volte per un’unica disattenzione commessa in breve tempo.

Una terza novità riguarda le auto storiche. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, insieme al Ministero dell’Ambiente, dovrà emanare un decreto per stabilire modalità di accesso agevolato nelle Ztl per i veicoli di interesse storico e collezionistico.

Infine, un’ultima modifica consente alle amministrazioni locali e alle regioni di istituire Ztl anche al di fuori dei centri abitati, in particolare vicino a siti di interesse culturale e paesaggistico, come quelli dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Queste Ztl saranno temporanee e potranno durare al massimo 5 mesi, con l’obiettivo di proteggere aree sensibili da flussi turistici o eventi climatici estremi.

Conclusioni

In sintesi, il nuovo Codice della Strada mira a rendere le norme sulle Ztl più soft, con l’obiettivo di ridurre le multe per trasgressioni minori, provando però allo stesso tempo a garantire la protezione di aree sensibili e la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico.
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